Da vice capo di gabinetto di molti ministri a direttore generale: operò per l'innovazione vera
Non è lontano il tempo in cui un gioiosano ‘comandava’ al Ministero della Pubblica Istruzione, in quel ‘palazzaccio’ di Viale Trastevere dalle cui scale sono passati tanti ministri: da Gonella (1946) ad Antonio Segni (1953), il messinese Gaetano Martino (1954), Aldo Moro (1957), Riccardo Misasi (1970), Spadolini e Valitutti (1979-80), Berlinguer (1998), De Mauro (2000). Non ce l’ha fatta il dott. Maniaci ad incontrare il ministro Francesco De Santis, nei governi Cavour e Ricasoli I, ma era il 1861 e Maniaci non ha l’età di Garibaldi, anzi è ancora un uomo giovane e impegnato. Non ce l’ha fatta neppure coi governi Crsipi, Giolitti e Mussolini e nemmeno nei sette governi De Gasperi. Ha dovuto aspettare i tempi di Moro, Rumor e Andreotti per accomodarsi, poco alla volta, sulla sedia riservata al capo di gabinetto del ministro e poi i governi Craxi, Amato, Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi e D’Alema per acquisire il ruolo di Direttore Generale, concludendo nella sua Sicilia una impareggiabile carriera, inviato dal ministro Berlinguer a dirimere delicate vicende e coordinare le innovazioni, epocali per la storia stessa della pubblica istruzione in Italia (quale l’istituzione degli istituto comprensivi). Tra i tanti incarichi ricoperti citiamo, da ultimo, la presidenza e il coordinamento, presso il Ministero della Pubblica Istruzione, della Commissione di studio per l'approfondimento delle problematiche relative all'educazione interculturale e per l'adozione delle iniziative per tutti gli ordini e gradi di scuola, commissione della quale faceva pure parte il senatore Giovanni Manzini, sottosegretario di Stato del Ministero Pubblica Istruzione. Il dott. Maniaci è stato protagonista della scuola per il dialogo e la convivenza democratica; della campagna europea dei giovani contro il razzismo, la xenofobia, l'antisemitismo e l'intolleranza; delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero; dell'educazione interculturale come risposta complessiva della scuola alle esigenze di
una società multiculturale; della tutela delle minoranze linguistiche storiche; dell’immigrazione il riordino dei cicli scolastici. Solo per la sintesi.
Quando a scuola comandava il gioiosano Carmelo Maniaci
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