Turismo a Gioiosa M.: bilancio di un’estate

Intervista di Raffaele Ianniello a Franco Maraffa, assessore al turismo, sport e spettacolo. (1 puntata ) *

(3 sett. 08) -
Crisi dappertutto, calo di presenze turistiche. E a Gioiosa Marea?
Penso che la crisi delle presenze sia estesa a tutti e a tutti i paesi della Sicilia. Questo perché si deve cercare di mettere a fuoco quella che è la concorrenza che si pone a Gioiosa Marea. In modo errato si pensa che Gioiosa Marea sia in concorrenza coi paesi limitrofi… In modo errato… Invece il concetto è che Gioiosa Marea deve entrare in concorrenza con quelle che sono le realtà europee ed extraeuropee: Spagna ed altre realtà. In questi termini forse si può porre il primo punto per risolvere il problema delle presenze a Gioiosa Marea. Lo sforzo amministrativo a livello imprenditoriale dovrebbe essere teso a cercare di focalizzare quello che è il segmento turistico. Il nostro non è un paese che accoglie turismo di massa, giovanile, di divertimento. Sono segmenti che noi non possiamo coprire per ovvie ragioni. Quello che abbiamo fatto benissimo negli anni precedenti è il cosiddetto turismo familiare. Perciò lo sforzo degli imprenditori dovrebbe essere teso a dare a questo turismo quello che il turista si aspetta. La spiaggia pulita, curata, le docce appropriate, accessi al mare, curare il verde pubblico, la pulizia del paese, i servizi, e le escursioni sul territorio.

Questo lo sappiamo, ma perché non si fa?

Se tutto ciò potesse diventare un progetto comune con i commercianti, con le forze sociali, con gli amministratori… Credo che l’Amministrazione lo sforzo che debba fare è teso in questa direzione, quello di creare una sinergia tra operatori turistici, attività commerciali per cercare di creare un pacchetto, un disegno unico affinché questo progetto possa diventare competitivo.

Praticamente hai detto che al momento non siamo competitivi. Passiamo alla prossima domanda: trascuriamo per un attimo le presenze nei villaggi, cosiddette strutture chiuse, e che a dire di molti non darebbero un grosso contributo all’economia del paese. Parliamo invece delle molte case che vengono affittate nel periodo estivo a caro prezzo, igienicamente fatiscenti, tali da potere essere definite dei propri e veri tuguri.

E’ risaputo… Non voglio dare la colpa a nessuno. Né alla politica del passato né tanto meno agli imprenditori. Gioiosa Marea è cresciuta attorno ai villaggi esterni al centro del paese stesso. Potrei raccontare diversi esempi di cattiva collaborazione tra il centro commerciale di Gioiosa e i villaggi all’esterno... Cosa si può fare per rompere questo muro che si viene a creare tra le strutture esterne e il paese? Penso che qualcosa, in buon parte è stato fatto. Quando interagiamo con le strutture private presentando dei progetti di escursione piccole, medie e a più grande respiro… Quando teniamo aperto l’Antiquarium, quando apriamo il museo di Arte sacra, quando rendiamo fruibili le grotte, presentiamo questi pacchetti alle strutture esterne e ci sentiamo dire: “Si, i turisti verrebbero volentieri, però c’è un costo”. Questo costo invece di farlo diventare costo lo si potrebbe fare diventare valore aggiunto in un pacchetto turistico, ecco che questo muro si comincerebbe a sgretolare.
Vorrei portare due esempi, uno costruttivo e uno no: in Costa Saracena c’è ad esempio un imprenditore che s’è inventato (ha dei pacchetti di turisti dal Canada), si è inventato nel suo pacchetto a costo zero la raccolta delle arance. Gli dà dei panieri, li porta sul giardino, gli fa raccogliere le arance, gli insegna come fare con la forbicina; se li portano, si fanno le spremute, al turista non costa nulla però diventa una cosa aggiuntiva. Noi a Gioiosa Marea abbiamo proposto delle escursioni ai villaggi turistici limitrofi. Ebbene, ad un gruppo di turisti cui, insieme all’ufficio turistico, avevamo organizzato una escursione a Gioiosa Guardia, in paese, alle grotte, etc. al villaggio è stata chiesta una quota di partecipazione di 15 euro. Il giorno dopo l’organizzatore dice “mi dispiace, non ho avuto nessuna adesione”. Ecco i due esempi, uno positivo e uno negativo. Quindi l’Amministrazione lo sforzo lo fa. Più di questo non credo che si riesca a fare. Perché, anche gli operatori che agiscono all’interno del paese potrebbero fare di più: delle offerte, delle degustazioni, inventarsi qualcosa, come qualcuno fa… Però più di questo l’Amministrazione non può fare.

A questo punto una domanda la devo fare: emerge chiaramente una incapacità operativa, non per colpe, ma l’impossibilità operativa da parte dell’Amministrazione che, secondo quello che mi hai detto, non avrebbe i mezzi per risolvere il problema?

Mezzi operativi, non economici. Anche perché entri nel sistema socio-economico, dove l’Amministrazione può intervenire poco. Ti porto un altro esempio. Sono stato uno dei primi, circa 4 anni fa, che voleva organizzare la notte bianca, poi ne sono sorte tantissime. Ed era il Carnevale di 4 anni fa… Beh, ho cominciato il giro del paese chiedendo ai commercianti, agli imprenditori, ai bar, alle pasticcerie collaborazione. Cosa chiedevo? Chiedevo di rimanere aperti tutta la notte, di organizzarsi una degustazione minima, uno sconto particolare solo per quella notte…. La risposta più costruttiva è stata: “No, ma iò mi n’e gghiri a ballari…”. Oppure: “No, ma io già faccio lo sconto, già è periodo di sconti”. Quindi se non scatta questo meccanismo di cooperazione tra pubblico e privato… (1 puntata)

Raffaele Ianniello

(* )le altre saranno pubblicate nei prossimi giorni

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