
Gioiosa Marea (Me), 10/05/2012 – La maestra Pippi Coletta ci insegnava ad amare e rispettare i fiori ed un cartello di lamiera aveva fatto la sua comparsa nella villetta tonda del Belvedere. “Silenzio e rispetto delle aiuole sono segni di civiltà”, vi si leggeva. Erano gli anni a cavallo tra il 1960 e il 1970 e a Gioiosa Marea un pugno ed sorriso si esprimevano ancora in lire. Ma un sorriso valeva già di più e diveniva cultura popolare, in una cittadina che si apprestava a dirsi 'ad alto potenziale turistico', fregiandosi dell'appellativo di 'Perla del Tirreno'. Il sole era di tutti e le spiagge erano ampie quanto impazienti di turisti e reti stese ai pescosi e limpidi fondali. Era la Gioiosa Marea delle terrazze e dei gelati 'pezzo duro', dei tartufi dal cuore candito e dello schiumone: “Chello ca costa 'e cchiù!”, avrebbe cantato Domenico Modugno con testo di Riccardo Pazzaglia...
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