«LA LEGGENDA DI COLAPESCE» DI MIMMO MÒLLICA, DRAMMA COLLETTIVO DI UN MONDO CHE DOVEVA SEMBRAR CATTIVO

«La leggenda di Colapesce» di Mimmo Mòllica, filastrocca moderna di un’antica leggenda. Dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare “Com'è profondo il mare”. 

30/07/2018 - «La leggenda di Colapesce» di Mimmo Mòllica, filastrocca moderna di un’antica leggenda. "Dramma collettivo di questo mondo che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo e cominciarono a pensare nel loro grande mare", mutuando i versi della canzone di Lucio Dalla “Com'è profondo il mare”. Era chiamato Cola Pesce "uomo veramente degno di cui si maraviglino gli huomini in tutti i secoli. Costui lasciando quasi la compagnia de gli huomini si viveva tra' pesci del mare di Messina, e perché ei non poteva star molto tempo fuori dell'acqua, però egli s'acquistò il cognome di pesce", scrive Giuseppe Pitrè. 

Mimmo Mòllica ha riscritto in versi e strofe, in lingua italiana, La leggenda di Colapesce, un ragazzo di Messina, figlio del mare di Sicilia bella. Cola guardava il mare e gli parlava, raccontava alle onde i suoi segreti, e il mare come amico l’ascoltava... Trascorreva le ore tra le onde, dal fondo riaffiorava dopo ore, scoprendo le bellezze più profonde, creatura degli abissi e nuotatore.

Madre, diceva Cola, non temere, la mia natura è questa e nei fondali, sento la vita viva e gran piacere, io vivo coi delfini e con gli squali. Cola nuotava ardito e fiero, tra Torre Faro e il gran Capo Peloro, per ore ed ore, per un giorno intero in cerca di quell’unico tesoro: fermar del mondo la falange ostile, rendere mari e mondo più accoglienti ed il Pianeta sempre più civile, dare un Cosmo migliore ai discendenti.

"Quanto è profondo il mare!", disse Cola. Quanti misteri poi volle svelare di quell’ambiente a lui piuttosto ignoto: curiosità, silenzio, buio e misteri… Colapesce vide che nei fondali c’era tanta vita, pesci, antri e crateri, che non è abisso di paurosi mostri. I mostri che ci posson spaventare sono soltanto nella nostra mente.

Gli abissi oscuri a volte sono in noi, fantasmi dell’inconscio e del pensiero, figli della paura che non vuoi, quando smarriam la rotta ed il sentiero. Il mistero più grande della Terra, è regolare il clima del Pianeta, stemperando emissioni di gas serra, ma l’uomo pensa solo alla moneta.

«Certo, chi comanda non è disposto a fare distinzioni poetiche. Il pensiero, come l'oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare. Così stanno bruciando il mare. Così stanno uccidendo il mare. Così stanno umiliando il mare. Così stanno piegando il mare». (Lucio Dalla, Com'è profondo il mare)
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«La leggenda di Colapesce» di Mimmo Mòllica
Filastrocca moderna di un’antica leggenda
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