Gioiosa Marea e l'uso politico della magistratura

La questione dell’uso politico della magistratura è sul tavolo del Governo nazionale, darà filo da torcere alle forze in campo e alimenterà un dibattito che forse non ha ancora del tutto mostrato le sue troppe facce. Ci stanno andando ‘col suo verso’ per arrivare per interposte vie a Roma, se è vero che tutte le strade portano là. Ma cosa c’entra Gioiosa Marea in un simile contesto? C’entra! A parte che pure se cambieremo regionalità e diventeremo ‘nebrodiani’ (anzichè siciliani), resteremo cittadini italiani. Magari con problemi di acque di balneazione, ma italiani.
Qualche vicenda in bilico (mai risolta né chiarita) - in fondo - ce l’abbiamo pure noi. Tangentopoli è passata dalla fiumara di Zappardino e scherzando scherzando ha riempito uffici giudiziari, giornali e agenda politica di torbidi sospetti, accuse e processi, senza ricordarsi, al ritorno, di imbastire almeno le premesse di uno svincolo autostradale per questa comunità.
Lasciò, invece, sul terreno qualche ‘ferito’ e tanti licenziati. Persone che a castigo di Dio (se vogliamo) avevano trovato, ad esempio, lavoro con quegli imprenditori di Gioiosa Marea che per poco non stati indicati come responsabili del crollo delle Torri Gemelle, l’11 settembre. Che i Mollica fossero santi o carogne, facessero o meno i propri interessi davano direttamente lavoro, determinavano indotto e gossip (pettegolezzo).
Chi mangia fa molliche? Loro facevano Mollica e in Italia non era ancora proibito portare tale cognome. I politici prendevano le bustarelle, come dice la cronaca e la storia, perché quello era il sistema di aggiudicazione degli appalti, e i Mollica erano le carogne. L’on. Cocilovo, eurodeputato, oltre alle ‘somme dovute’ volle pure la valigetta Cartier, dai Mollica ed è tutt’oggi eurodeputato. E’ vero, i Mollica si rifiutarono di testimoniare ma i fatti non si cancellavano, né si cancellano.
E mentre tanta gente coi Mollica lavorava, mentre altri restavano delusi o scottati (tutti i commercianti siamo imbroglioni) a Piraino l'allora Ministro degli Interni Vincenzo Scotti scioglieva l’amministrazione comunale di Piraino per infiltrazioni mafiose e malaffare. Era il settembre 1991. Sindaco era il 21.enne Antonino Granata, eletto poco prima, in un contesto tumultuoso e rocambolesco. Il più giovane sindaco d’Italia scontava i dissidi tra l'ex-sindaco di Piraino Raffo Cusmano e i fratelli Domenico, Nino e Pietro Mollica, di professione “noti imprenditori di Gioiosa Marea”. Tangentopoli era targata Italia e le colpe si scontavano a Gioiosa Marea o Piraino: la Tangentopoli nebroidea veniva messa a nudo dal pool "Mani pulite" di Messina, a capo del quale era l'allora sostituto procuratore Angelo Giorgianni. Anche lui ‘ferito sui monti di Trento dalla mitraglia…’.

Risultato: i Mollica sono vivi e vegeti (a parte il padre Francesco), con molti amici e parecchi nemici restano pur sempre artefici di una scalata imprenditoriale non comune; molti nostri concittadini non hanno più un lavoro, altri gestiscono ancora rancori, maledizioni e strascichi giudiziari; Gioiosa Guardia e la torre delle Ciavole sono sempre là. Quest’ultima torre con qualche ‘artistico’ ritocco: a momenti la pitturavano a ducotone, come fecero anni addietro con la fontana ottocentesca di Gioiosa Marea.Vari anni dopo veniva sciolto un altro comune, da queste parti: Terme Vigliatore.

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