La tristezza della sete

DARE DA BERE AGLI ASSETATI
Almeno per una settimana (se non è possibile per sempre) mettiamo a disposizione una fontana (non a secco, come questa della centralissima piazza Mercato a Gioiosa Marea), nella ‘Settimana mondiale dell'acqua’, in corso di svolgimento a Stoccolma dal 16 al 23 agosto 2008). Ci sono piccoli gesti che aiutano a vivere meglio ma pure a coltivare lo spirito e ci allenano alla condivisione con chi non ha o ha meno di noi. “Dar da bere agli assetati” è la seconda opera di misericordia corporale, anche pensando a quanti nel mondo del 3000 muoiono ancora di sete.“Venite, benedetti del Padre mio… Perché ho avuto sete e mi avete dato da bere”. – “Signore, quando mai ti abbiamo veduto assetato e ti abbiamo dato da bere?”. – “In verità io vi dico: Ogni volta che avete fatto questo a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,34-35.37.40). Se la situazione dei popoli affamati è tragica lo è ancor di più se vi si aggiunge la mancanza d’acqua. La terra senz’acqua si riduce in polvere, mentre le creature umane e gli animali senz’acqua gridano verso il cielo e muoiono. Il pane è frutto della terra e del lavoro dell’uomo, l’acqua è il grande dono di Dio per tutti, dono abbondante e gratuito della bontà del nostro Padre che è nei cieli.

La tristezza della sete

Questa tristezza l’hanno provata gli Ebrei usciti dall’Egitto, quando, trovatisi nel deserto senz’acqua, mormorarono contro Mosé dicendo: “Ci hai fatti uscire dall’Egitto per farci morire di sete, noi, i nostri figli, il nostro bestiame” (Es 17,2). Anche un altro episodio narrato nel libro della Genesi (21,14...) ci riporta ai momenti tristissimi di tante popolazioni dell’Africa. Abramo allontana Agar, la schiava egiziana e il suo figlioletto, e la manda nel deserto con un’unica provvista di pane e un’otre d’acqua. Venendo a mancare quest’ultima, la madre, disperata, adagia il bimbo sotto un cespuglio dicendo: “Non voglio vedere morire il fanciullo”. E Dio ascoltò il pianto del bambino.

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