ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/02086
Seduta di annuncio: 118 del 21/01/2009
Primo firmatario: SCILIPOTI DOMENICO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 21/01/2009
Ministero destinatario:
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI delegato in data 21/01/2009
Stato iter: IN CORSO
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-02086
presentata da
DOMENICO SCILIPOTI
mercoledì 21 gennaio 2009, seduta n.118
SCILIPOTI. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:
nel documento del Ministero dell'Ambiente della Tutela del territorio e del mare «Strategia dell'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia» si definisce sviluppo sostenibile ciò che garantisce i bisogni del presente, senza compromettere la possibilità delle generazioni future di fare altrettanto; fra i principi ispiratori del predetto documento, è fondamentale il principio di integrazione il quale afferma che «la protezione ambientale non va considerata come una politica settoriale, ma un denominatore comune per tutte le politiche»;
nello stesso documento il paesaggio italiano è definito come «un elemento peculiare della biodiversità nazionale» e, secondo la Convenzione Europea del paesaggio, firmata a Firenze nel 2000, si ritiene che «il concetto di paesaggio assume una valenza fondamentale per determinare la buona qualità della vita» e quindi che «la tutela del paesaggio non è in contrasto con lo sviluppo economico, ma favorisce lo sviluppo sostenibile ed il coinvolgimento sociale»; inoltre nel documento si fa presente che le «attività turistiche non correttamente gestite possono concorrere alla diminuzione di identità sociale e culturale dell'area ospitante, con ricadute negative anche in termini di capacità delle comunità locali di gestire il territorio con i metodi delle tradizioni e della cultura locale» e che la stagionalità tipica del turismo italiano, in particolare verso le località marine, «determina sovra sfruttamento delle risorse naturali, cogestione della viabilità, sovraffollamento e conseguente peggioramento della qualità della vita. Al contempo non consente una corretta pianificazione e gestione delle infrastrutture primarie (approvvigionamento idrico, depurazione, viabilità), del ciclo dei rifiuti e dei trasporti da parte degli amministratori locali»; il documento si legge che «la saturazione dei siti disponibili per la balneazione può avere luogo entro il decennio 2002/2012» e che la navigazione da diporto in espansione provoca «una crescente domanda di approdi, cui è associata una crescente domanda di servizi complementari, dagli alberghi all'assistenza tecnica e alle strutture per il tempo libero e un affollamento crescente di natanti nelle acque costiere» precisando però che la carenza di posti barca «andrà colmata principalmente tramite il riammodernamento e la riqualificazione delle strutture portuali esistenti e, solo in caso di estrema necessità, tramite interventi ex-novo, localizzati comunque al di fuori di aree sensibili»; l'acquacultura richiede ambienti di ottima qualità ma è incompatibile con una vasta gamma di altri usi, da quelli portuali e industriali, alla balneazione;
nel documento «Strategia dell'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia» del ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, si legge che «un assetto sostenibile della zona costiera deve mirare a tre obiettivi: integrità ecologica dell'ambiente marino e terrestre, efficienza economica ed equità sociale» e che «la regolamentazione e la gestione delle attività, in funzione delle capacità di carico del sistema marino-costiero, procedono, fra l'altro, attraverso la riduzione dell'impatto delle attività e delle strutture portuali, la tutela e conservazione delle risorse naturali, nonché di aree di valore paesaggistico e storico, favorendo la gestione integrata dei versanti terrestre e marino anche mediante l'istituzione di aree protette» e che le azioni di cui sopra vanno completate con «la promozione di strategie socio economiche e insediative, a medio e lungo termine, miranti alla riduzione del carico antropico sulle fasce costiere ...e - la conservazione delle aree libere»;
l'assessorato al turismo della Regione Sicilia nel «piano strategico della nautica da diporto» si rifà sostanzialmente ai princìpi ispiratori del documento citato, tanto da scrivere che la creazione di nuovi scali portuali deve essere finalizzata anche agli obiettivi di «tutela dell'ambiente naturale costiero nell'ottica della sua integrazione con quello interno per lo sviluppo di un turismo sostenibile diffuso su tutto il territorio» e al «recupero dell'immagine del paesaggio costiero nelle componenti naturali e antropiche»; allo stesso tempo è prevista la realizzazione delle strutture di Cefalù (con 200 posti barca da poco realizzati); Santo Stefano di Camastra (300 posti barca previsti); Sant'Agata di Militello e Capo d'Orlando (in entrambi previsti 500 posti barca); Portorosa (680 posti barca esistenti); Milazzo con 200 posti barca esistenti; Milazzo Vaccarella dove non sono stati quantificati i posti barca; Messina marina del Nettuno (200 posti barca esistenti); Giardini Naxos (200 posti barca esistenti); Santa Marina di Salina, darsena turistica con posti barca non quantificati, ma esistenti e addirittura per il porto di Sant'Agata di Militello è stato previsto il riconoscimento dello status di porto extraregionale, cioè di porto hub, confermando quanto le associazioni ambientaliste sostengono;
quelle strutture vedono la luce attraverso l'uso di strumenti urbanistici «atipici», quali i piani di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile, patti territoriali, patti d'area. Il solo PRUSST «Valdemone » in provincia di Messina prevede otto porti nel litorale di 30 km tra Santo Stefano di Camastra e Tindari. In pratica un porto turistico ogni 4 chilometri;
le richieste presentate alla capitaneria di porto di Milazzo da parte delle società concorrenti «Volturno Sas» di Palermo e «j-loc srl» di Roma per la realizzazione di un porto turistico a San Giorgio di Gioiosa Marea, località nel comprensorio del PRUSST «Valdemone», a metà strada tra gli esistenti porti turistici di Capo d'Orlando e di Portorosa;
la struttura in progetto appare spropositata: un bacino di 68.400 mq, 304 posti barca, 8900 mq destinati ai servizi portuali e 9.600 mq destinati a parcheggio per 312 posti auto per un parcheggio che si estende nell'entroterra al di là della fascia di spiaggia; la struttura verrebbe realizzata, dunque, a ridosso del paese, tanto che una delle banchine da realizzare costeggerebbe la principale e unica arteria del borgo e inoltre, con i lavori sarebbe innalzata la falda marina, così come le attrezzature portuali in modo sproporzionato;
la spiaggia subito a nord-ovest dell'opera è stata caratterizzata da un fenomeno erosivo molto intenso per cui è stato necessario un intervento di ripascimento a protezione dei fabbricati minacciati dal moto ondoso;
il borgo di San Giorgio ha una storia secolare, per seicento anni qui è stata attiva una delle principali tonnare della Sicilia e aveva la sua sede anche una importante industria della conservazione del tonno e ancora esistono dei resti significativi dell'edificio tardo ottocentesco, vincolato dalla sovrintendenza, dove dovrebbe essere istituito un museo delle tradizioni marinare; a pochi metri dall'opera progettata si trova «Capo Calavà», un sito di interesse comunitario (ITA030033) ed è presente, in mare, un'acquacoltura di spigole ed orate, impianto incompatibile con gli usi portuali;
nel borgo non esiste depuratore e non ce n'è uno in fase di progettazione; il caso del progettato porto turistico di San Giorgio di Gioiosa Marea assume quasi un valore emblematico degli effetti ambivalenti del fenomeno turistico che da un lato contribuisce allo sviluppo socio-economico del territorio, ma dall'altro può essere causa di degrado ambientale e culturale e di perdita di identità sociale;
la località di San Giorgio, con uno degli arenili più belli e spaziosi fra le coste siciliane, situata in un angolo di particolare pregio paesaggistico, contornato dalle Eolie e dalla penisola di Milazzo che formano quasi una baia naturale, non ha bisogno di un porto turistico, poiché nelle vicinanze ce ne sono altri;
la struttura, per dimensioni progettuali, potrebbe invece creare ulteriori danni in termini di erosione della costa, contaminazione di un sito di interesse comunitario e per la presenza di acquacoltura. Non emerge nemmeno una efficienza economica per la comunità di San Giorgio, sia nel rapporto diretto fra l'opera e gli agenti economici del territorio, sia nel senso che il cambiamento climatico in atto aumenta la frequenza di eventi naturali estremi e che i danni provocati da questi possono essere acuiti da strutture e sovrastrutture costiere progettate e realizzate senza tenere conto del cambiamento climatico e delle condizioni ambientali, con conseguenti costi economici esponenziali. Con il progetto il borgo marinario di San Giorgio verrebbe trasformato e degradato a supporto parassitario di un villaggio turistico;
numerosi cittadini di Gioiosa e gli abitanti del borgo di San Giorgio sono contrari alla realizzazione dell'opera e si sono costituiti in un comitato che ha lanciato una petizione contro la realizzazione del porto turistico -:
se e quali provvedimenti si intendano adottare per il ripristino delle condizioni ottimali dell'ambiente costiero e la preservazione degli usi plurimi del territorio attraverso l'armonizzazione delle attività antropiche e la riduzione degli impatti ambientali, così come sancito dal documento approvato dal CIPE con la deliberazione n. 57 del 2 agosto 2002 «Strategia d'azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia»;
se e quali interventi il Governo e il ministro interrogato abbiano intrapreso o intendano intraprendere per garantire la continuità con l'azione dell'Unione Europea e, in particolare, con il Sesto piano di azione ambientale e gli obiettivi fissati dal Consiglio europeo, a Lisbona prima e a Goteborg poi, in materia di piena occupazione, coesione sociale e tutela ambientale; se non si ritenga opportuno verificare che gli obiettivi e le azioni della strategia d'azione ambientale abbiano trovato continuità, alla luce del principio di sussidiarietà, nei comportamenti degli Enti locali competenti.(4-02086)
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