GIOIOSA MAREA: MORTE DENTRO LA FRANA MALEDETTA, SULLA SS 113 DI CAPO SKINO

15/11/2009 – Ora il morto c’è. E’ ancora là, esanime, adagiato sulla spiaggia, coi pantaloni rossi e la bicicletta volata dentro la voragine della SS 113 di Gioiosa marea, dove è caduto lui, mettendo fine alla sua vita di girovago, forse.
La sua identità non si conosce ancora. Sul luogo sono presenti Carabinieri, Polizia e Vigili del Fuoco che hanno transennato la zona ed aspettano l’arrivo del medico legale.
Sul posto il solito via vai di curiosi e tanta mestizia per una morte forse ‘straniera’, estranea alla vita assuefatta del paese, eppure ormai naturalizzata. Proprio nella voragine apertasi sulla SS 113 di recente, dopo le frane del 2004, del 2006, del 2007, del 2008 e del 2009. Frane che hanno messo in ginocchio il paese e lo hanno ‘chiuso’ alla vita normale, per relegarlo in un limbo che tutt’oggi sembra irreale, non meritato da questo paese.
Cinicamente è il caso di confermarlo: “Si aspetta il morto”, si diceva ogni giorno, per significare l’inaccettabile immobilismo in cui la vicenda frana di Capo Skino’ si è dibattuto e poi consunta.
Ora il morto c’è, è ancora là, imprerscrutato. Nessuno si può avvicinare se no arriveranno le autorità di legge e sanitarie ad attuare le operazioni che la legge prescrive e che avranno il loro pietoso epilogo nel riconoscimento della salma, degli effetti personali, di ciò che fu la vita di quest’uomo che viaggiava di notte, in bicicletta.E che non si sarebbe mai potuto sobbarcare ad una salita impossibile: quella ‘pista di emergenza’ come viene chiamata che porta all’altro mondo, vale a dire a Patti, oltre lo steccato, oltre il ‘muro di Berlino’ che non c’è più e che ora hanno lasciato in immeritata dote a questo splendido paese.


Una salita ‘impossibile’ per un ciclista girovago, uno sportivo, un uomo in bicicletta che vuole vedere il mondo, scoprire la vita. Assaporarla nella notte lenta, quanto i grilli ti indicano la strada e ti invitano a fermarti.

Ma lui, il povero turista caduto nel buco non sapeva. Forse aveva capito, o gli avevano detto, che poteva provare a percorrere la SS 113 pure se chiusa: “tanto ci passano tutti e non fai la salita”. E lui lo avrà fatto?

Stanco, nel buio, non ha visto (oltre la montagnola di terra che ne impedisce il passaggio e la vista) il baratro, il traguardo dell’ultimo tappa di un tour che non sappiamo a quanti anni lo fermato, né da dove veniva, né chi lo aspettava. Chissà?

Ora forse ci saranno pietas e promesse di pronto intervento su quella strada di cui nessuno sembra più interessarsi da tempo, né di volerne sapere.

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